Chiesa di San Francesco d'Assisi

Luoghi

  • Chiese
  • Chiesa e Chiostro di San Francesco, Via Armando Diaz, Città Sant'Angelo, Pescara, Abruzzo, 65013, Italia

Descrizione

Chiesa di San Francesco d'Assisi


La chiesa di San Francesco a Città Sant’Angelo è inserita in un complesso conventuale architettonico vasto ed articolato, occupato in massima parte, dal 1809, dalla sede municipale; il primo insediamento monastico probabilmente ebbe luogo nel XII secolo, mentre è certo che i Padri Basiliani iniziarono nel 1327 la costruzione del convento, la cui chiesa sorse come logico polo di raccordo tra quelle di San Michele Arcangelo e di Sant’Agostino.

Da ammirare all’interno il pavimento a mosaico, realizzato nel 1845 dalle stesse maestranze venete che realizzarono quella della chiesa di Santa Chiara, e la tela raffigurante la “Madonna del Rosario e San Domenico”, opera del pittore angolano Paolo De Cecco, componente del “Cenacolo di Francavilla” con Michetti, Tosti, d’Annunzio, Barbella ed altri illustri artisti abruzzesi della fine del XIX secolo. Mentre di un’altra artista del posto, Concetta De Angelis (XVIII sec.), sono gli affreschi della volta dell’oratorio. Nello stesso oratorio, troviamo sull’altare 15 dipinti ovali che rappresentano i “misteri del rosario” attribuiti a Padre Angelo da Chieti (ca 1781), dei quindici dipinti è stato di recente asportato da ignoti quello raffigurante la “Visitazione di Maria a S. Elisabetta”. Nella chiesa vi sono anche altri dipinti di pregio come la “Madonna del Carmine con angeli musicanti” di Tommaso Alessandrino (primi anni del ‘600), oppure come un dipinto della “Visitazione” di scuola raffaellita.

Al’esterno la torre campanaria, a pianta quadrata, fino alle arcatelle in laterizio che ne demarcano la parte più antica risulta edificata in epoca quattrocentesca, mentre è attribuito a Raimondo di Poggio o a suoi allievi il “Portale delle Meraviglie”, unico esempio di portale trecentesco colorato, di recente restaurato unitamente al dipinto di Paolo De Cecco.

Lavori di una certa consistenza, senza peraltro modificare l’aspetto esterno dell’edificio, risultano realizzati successivamente alla costituzione, con bolla papale del 1571, dell’Arciconfraternita del Santissimo Rosario (proprietaria ancora oggi della chiesa). Una prima modifica risale alla prima metà del Seicento, come testimoniato dalla relazione Innocenziana (1650), tali interventi si riferiscono alla costruzione dell’oratorio e, in seguito, all’edificazione di due cappelle laterali.

Il totale rifacimento della chiesa si rese necessario a causa del crollo avvenuto a seguito dei terremoti del 1706 e del 1730: i lavori iniziarono nel 1741 come testimonia un’iscrizione sull’arco absidale, l’utilizzo delle preesistenti strutture a sala nel periodo barocco determinò uno spazio nuovo dove nell’originale involucro gotico con pilastri e finestre concresce una delicata invenzione spaziale barocca. L’aula viene trasformata in una navata coperta a botte con lunette sulla quale si innesta un vano cupolato. Il coro viene escluso dalla navata. Viene accentuato l’asse trasversale attraverso la costruzione di fronte all’ingresso laterale, aperto sulla parete destra della chiesa, di una grande cappella denominata oratorio del Rosario. Si tratta di un vano absidato, coperto a botte, realizzato contemporaneamente o poco dopo la ricostruzione della chiesa. Altro elemento insolito è la chiusura del presbiterio che sostituisce alla parete piana, tipica soluzione di molte chiese francescane, l’abside semicircolare. Le finestre della parete sinistra vengono tamponate ed utilizzate come punto di innesto del nuovo sistema cupolare. Nuove finestre vengono aperte sul prospetto principale, che mantiene la sua fisionomia medievale, per consentire una diffusa illuminazione del nuovo spazio. In questa dosata manomissione gli archetti ogivali della cornice non vengono soppressi ma trasformati in archi a sesto ribassato. I toni luminosi della recente tinteggiatura, insieme alla luce che filtra dalle nuove aperture, contribuiscono a dare all’ambiente un uniforme colore chiaro del più raffinato Settecento abruzzese.

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