Teatro dell'Arancio

Luoghi

  • Teatri
  • 6, Via Camilla Peretti, Grottammare, Ascoli Piceno, Marche, 63066, Italia

Descrizione

Teatro dell'Arancio


Il Teatro dell’Arancio è uno dei 73 teatri storici delle Marche, una delle regioni europee in cui più capillare è la diffusione di edifici destinati alle attività teatrali. Come la maggior parte di essi, risale alla fine del Settecento.

L’incarico di costruire il teatro fu affidato a Pietro Maggi (1756-1817), architetto ticinese di orientamento neoclassico molto attivo nel Piceno a cavallo tra Settecento e Ottocento, a cui furono richiesti anche il restauro della chiesa attigua e la sistemazione della piazza antistante, Piazza Peretti. Qui era collocata la pianta di arancio dalla quale il teatro prende il nome, custodita da un incaricato del comune scelto ogni anno tra le famiglie del paese, che riceveva come compenso un’esenzione fiscale.

Sobria e regolare, la facciata in laterizio progettata dal Maggi prevede uno sviluppo su tre ordini di diversa altezza. Nel secondo ordine è collocata una nicchia che ospita la statua del papa grottammarese Sisto V, realizzata nel 1794 da Stefano Interlenghi. La facciata comprende sul lato sinistro la torre campanaria, caratterizzata da tre elementi sovrapposti: una nicchia recante una Madonna con Bambino, un orologio donato da papa Pio IX nel 1857 e un campanile a vela sormontato da un piccolo frontone.

L’interno del teatro, completamente arredato in legno, presentava una platea, tre ordini di palchi e un palcoscenico. Poteva accogliere almeno 250 persone, suddivise tra i membri delle famiglie facoltose (a cui erano riservati i palchi) e quelli dei ceti popolari (che potevano accedere alla sola platea). Purtroppo, degli arredi originari non è rimasta alcuna traccia, poiché durante la pandemia influenzale “spagnola” del 1918-1920, mancando il legname per costruire le bare delle numerose vittime, fu necessario prelevarlo dal teatro.

Proprio i suoi interni in legno, del resto, avevano indotto nel 1899 le autorità a imporne la chiusura per motivi di sicurezza, nonostante alcune deroghe permettessero poi di tenervi, nel 1908, un’ultima stagione teatrale. Nel 2003, al termine di un completo restauro, il teatro è stato riaperto, recuperando la propria finalità originaria.

Attualmente il teatro ospita al suo interno lo Spazio Museale Gianni Ottaviani.
Privati della loro funzione naturale per quasi tutto il ventesimo secolo, i locali del Teatro dell’Arancio sono stati a lungo utilizzati come luoghi di produzione ed esibizione di arte figurativa. Uno degli artisti a farne il proprio laboratorio, nei primi anni Sessanta, è stato Gianni Ottaviani, al quale il Comune di Grottammare ha deciso, nel 2021, di riconsegnare idealmente gli spazi del teatro allestendo nel Ridotto una sua mostra permanente, basata sul corposo nucleo di opere che l’artista ha donato alla città nel 2018.

Nato a Grottammare nel 1939, Ottaviani muove i primi passi nella pittura, da autodidatta, alla fine degli anni Cinquanta. Nel decennio seguente i suoi quadri sono prevalentemente figurativi e introspettivi, eccetto in una breve fase dedicata a temi sociali e politici. Nel 1971 Ottaviani si trasferisce a Milano, dove si diploma all’Accademia di Brera e dove vive tuttora. È qui che prendono corpo le sue realizzazioni di maggiore rilievo, come le “histoires”, le “archeopatie”, le ricerche sulla cultura materiale.

L’esposizione mette in luce alcuni tratti salienti della produzione di Ottaviani: il versante monocromatico dei suoi esordi pittorici a Grottammare; le successive “histoires”, che legano la sfera del sacro alla geometria; e soprattutto la fase più matura, attestata da vari lavori che testimoniano diverse declinazioni della sua poetica, imperniata sul superamento del frammentato io “moderno”, di matrice primonovecentesca, in favore di un io più solido, sempre alla ricerca di codici e strutture capaci di dare un ordine razionale al flusso di realtà che lo investe.

Lo spazio museale Gianni Ottaviani è aperto su richiesta negli stessi giorni e orari del sottostante Museo Il Tarpato.

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